Il metodo della sottopittura è conosciuto fin dai tempi dei Greci per esaltare la brillantezza dei colori luminosi
Oltre che come preparazione generale della tela o per l’impostazione plastica nella pittura a grisaglia, si sente parlare di sottopittura già nella pittura etrusca.
Da indagini eseguite su pitture etrusche risulta che il bianco venisse applicato in sottopittura nei punti che dovevano risultare più in rilievo per rendere una evidenza plastica maggiore. Un esempio di questo metodo si può osservare nella tomba di Vulci nel museo Torlonia a Roma.
Il sistema era già noto ai Greci “Il porpora si fa con rosso, nero e bianco … in quanto al bianco, la brillantezza e la trasparenza del tono ne rivelano la presenza”. In sostanza si creava un letto di bianco per esaltare le ombreggiature rosse e nere.
Citiamo Leonardo: “Sempre a quei colori che tu vuoi abbiano bellezza preparerai prima il campo candidissimo: e questo dico dei colori che sono trasparenti perché quello che non sono trasparenti non giova campo chiaro e l’esempio di questo insegnano i colori dei vetri i quali, quando sono interposti infra l’occhio e l’aria luminisa, si mostrano di eccellente bellezza, il che far nonn possono avendo dietro di se l’aria tenebrosa o altra oscurità”
Quindi, quando si lavora con colori trasparenti (bisognerà fare attenzione alle indicazioni sui tubetti dei nostri colori) conviene preparare un sottofondo bianco che ne esalterà la luminosità. Non è per questo motivo che gli acquerelli (che si applicano puri sulla carta bianca) risultano tanto più brillanti e luminosi rispetto al risultato che si ottiene mescolando il bianco alle tinte come si fa nella tecnica del guazzo?
Nella tecnica della pittura ad olio la sottopittura è largamente usata per la preparazione delle zone in ombra che successivamente riceveranno una o più velature di colori trasparenti.
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